Risk manager: una nuova opportunità professionale oppure un ulteriore aggravio burocratico per il medico veterinario?
Il Decreto del Ministero della Salute 5 marzo 2003, sviluppa il rischio clinico (Risk Management in sanità) in quattro fasi: a) l’identificazione del profilo di rischio; b) l’impostazione e applicazione di misure di prevenzione; c) l’attivazione di sistemi di controllo per la verifica delle misure di prevenzione; d) le proposte di miglioramento progressivo onde rendere efficaci le misure di prevenzione.
La Legge n. 24/2017 all’articolo n. 16 disciplina i rapporti tra la gestione del rischio (Clinical Risk Management) e l’attività giudiziaria.
La Legge Gelli/Bianco schematizza il ruolo della figura professionale del “risk manager” nelle strutture sanitarie, quindi anche nelle “cliniche” e/o “ospedali” veterinari. L’attività del professionista è schematizzabile nell’identificazione del rischio, valutazione dello stesso e messa in atto delle strategia atte alla sua eliminazione.
L’identificazione del rischio potrà essere sviluppata secondo una analisi “reattiva”, cioè basata sulla valutazione di pregressi eventi avversi, oppure “proattiva”, cioè conseguente al confronto tra i vari medici veterinarie della Struttura per individuare le possibili criticità (audit clinico) comparandole con standard virtuosi di riferimento. A questa fase seguirà poi un “re - audit” di verifica della soluzione delle problematiche.
La figura professionale del “risk manager”, contemplata dalla Legge n. 24/2017 che ne impone la presenza nella strutture sanitarie anche private, diventerà quindi il principale responsabile sanitario dell’efficienza della Struttura veterinaria. Fortunatamente il disposto legislativo prevede, per la “serenità” degli esercenti le professioni sanitarie, l’impossibilità per l’Autorità Giudiziaria di accedere ed utilizzare i verbali di “audit”.
Dopo le normative sul “consenso informato”, sul “preventivo obbligatorio”, sulla gestione della “privacy”, sulla “ricetta elettronica”, ecc .. il medico veterinario dovrà affrontare la nuova “sfida” professionale del “risk management”. Parallelamente dovrà essere necessario, un progressivo adeguamento dei tariffari, poiché tutte queste “incombenze” burocratiche sono fonte di maggiori spese dirette, ma soprattutto di lunghi tempi di attuazione con costi indiretti, riducendo ancora il già scarso utile professionale.
Prof. Ferdinando Meregaglia
Segretario Melefovet
Pubblicato da: segreteria AIVPA
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(componente del Consiglio DirettivoMELEFOVET dell’AIVPA)in collaborazione con Ferdinando Meregaglia
(Segretario MELEFOVET dell’AIVPA)